Bibbia e Scienza — Stanley L. Jaki
Fede & Cultura, 2015 —
Brossura, pp. 253, € 18,00.
Stanley
Jaki ha dedicato tutta la sua attività di ricerca al rapporto tra scienza e
fede. In questo ambito della conoscenza il suo contributo è risultato
essenziale e del tutto originale. Le sue tesi, infatti, presentano una netta
inversione di tendenza rispetto a molti luoghi comuni che spesso dominano la
comune percezione del problema. Il pensatore ungherese, continuando sulla via
già intrapresa dallo scienziato e storico della scienza francese Pierre Duhem
(1861-1916), ha individuato nel cristianesimo il fattore essenziale per la
nascita delle scienze esatte nel contesto occidentale. Le sue indagini,
inoltre, si fondano su una corretta definizione di scienza e fede, come via
d’uscita a ogni possibile contraddizione o incompatibilità tra le stesse
discipline.
Questo
libro è la versione italiana dell’originale in lingua inglese Bible and
Science (Christendom Press, 1996). La caratteristica peculiare di
quest’opera è quella di riuscire a condensare contenuti così complessi in un
volume di agevole lettura, comprensibile per chiunque sia interessato ad
approfondire le tematiche fondamentali del rapporto tra la cultura scientifica
e la Rivelazione cristiana. Lo stesso Jaki nelle pagine introduttive precisa le
finalità del suo lavoro: individuare i significati di quei passi delle Sacre
Scritture che apparentemente coinvolgono la dimensione scientifica e capire il
ruolo che i libri biblici hanno avuto per la nascita della scienza.
La
Bibbia non contiene alcun significato scientifico; è questa la prima
conclusione che emerge con forza dalla lettura di questa e di altre opere dello
stesso autore. La peculiarità della scienza risiede nell’esprimere equazioni
matematiche relative ai dati quantitativi della realtà. Lo scopo del testo
sacro, invece, è quello di annunciare agli uomini le verità di fede. Tale
opinione mette Jaki in contrasto con tutti coloro che hanno sostenuto una netta
incompatibilità tra scienza e fede e, dall’altra parte, con chi ha voluto
reperire nelle Scritture qualche conferma delle acquisizioni scientifiche. Tra
questi ultimi, per esempio, vi è un numero elevato di ricercatori che hanno
tentato di stabilire una connessione tra teorie come l’evoluzione o il Big
Bang, e il contenuto del primo libro della Genesi. Più in generale, secondo
Jaki, nei libri del vecchio Testamento si riscontra il concetto della
dipendenza del mondo da Dio e della creazione dell’universo dal nulla come
intervento straordinario della volontà divina. Ogni passo di apparente
significato scientifico nella Bibbia, in realtà manifesta la volontà di
celebrare il disegno universale di Dio. Il cosmo, come opera del Logos divino,
è dotato di stabilità e coerenza, tanto che, come esplicitato nel libro di Geremia
(31, 35-37), la legge di natura è parte integrante dell’alleanza tra Dio e
l’uomo. Risulta del tutto improprio, pertanto, interpretare i passi che
annunciano la fine dei tempi come un ritorno al caos primordiale o attribuire
loro ogni eventuale collegamento con teorie cosmologiche più o meno
accreditate. Il risultato dell’azione creatrice consiste nella totalità delle
cose esistenti, che sono in rapporto di mutua interazione. Si tratta, dunque, di
un tutto interpretabile in chiave realista, cioè secondo quell’ottica di
pensiero tuttora adottata dagli uomini di scienza. Tale interazione, a sua
volta, implica la fiducia nel principio di causa come parte integrante dei
fenomeni interrelati.
La realtà fisica è così l’unico possibile dominio per una
corretta filosofia che preceda le descrizioni quantitative dell’approccio scientifico.
Questa concezione implica la fede in Dio Creatore, sul quale si fonda
l’uniformità della natura presupposta dalle indagini della scienza. Tutto ciò
rimanda al concetto di razionalità del mondo come opera della Parola Creatrice,
che denota la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento. Il passo della Sapienza
11,20 (‘Tu hai tutto disposto con misura, calcolo
e peso’) è tra quelli che maggiormente attestano
la razionalità dell’universo. La
metafora del libro della natura, scritto in caratteri matematici, è stata alla
base delle visioni espresse da molti protagonisti della Rivoluzione Scientifica,
cioè quei personaggi che
hanno contribuito in modo essenziale all’affermazione delle scienze esatte.
Proprio queste novità introdotte dal
cristianesimo hanno consentito la nascita della scienza. Il principio della
creazione dal nulla, tipico della Rivelazione ebraico-cristiana, ha annullato
il cosmo panteista della cosmologia greca, e ha contribuito a rigettare
definitivamente ogni aspetto collegabile con il panteismo, come l’animismo e il
finalismo universali, per fare spazio a una visione esclusivamente
quantitativa. La distinzione tra il Creatore e l’universo come creatura,
infatti, ha tolto ogni credibilità alle dottrine magico-astrologiche,
relegandole nel novero di quelle superstiziose e inaffidabili. A ciò si
aggiunga che la concezione di Cristo come Unigenito, cioè come unica figura
generata dal Padre, ha evitato ogni possibile visione dell’universo come
emanazione da un primo principio e, pertanto, avente caratteristiche fisiche
divine. Queste tesi sono state proprie dell’Averroismo medievale e la necessità
avvertita dalla Chiesa Cattolica di ribadire i presupposti della propria dottrina
è scaturita nella condanna del 1277. In questo documento, redatto dal vescovo
di Parigi, sono state respinte 219 affermazioni tratte dai testi di Aristotele,
Averroè e dell’Averroismo Latino. La maggior parte di queste tesi vertevano
intorno all’eternità e divinità dell’universo,
alla teoria della doppia verità
e alla negazione dell’onnipotenza divina. In questo contesto ha operato un
autore come Giovanni Buridano (XIV Secolo), un magister della scolastica
parigina che, ribadendo i principi essenziali della teologia cristiana, ha
ideato nella prima metà del XIV Secolo la teoria dell’impetus. Questa
teoria rappresenta una prima formulazione del principio di inerzia, cioè la
prima delle tre leggi newtoniane sul moto dei corpi. Buridano, inoltre, ha
individuato nell’impetus quel principio comune alle varie tipologie di
movimento in tutto l’universo, iniziando quel percorso di unificazione di terra
e cielo che culminerà con la sintesi di Newton (1642-1727).
La Rivoluzione Scientifica è avvenuta in un
contesto cristiano e grazie a autori che hanno posto al centro della loro
visione Dio come Creatore di una razionale armonia matematica universale.
Questo libro illustra le ragioni di tale evidenza storica, inquadrando le
origini e le peculiarità della scienza all’interno del più generale dibattito
sull’interazione tra il discorso scientifico e le Scritture.
Alessandro Giostra